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Vince la Brexit, e ora?

Con il 52% dei voti vince il "leave". Il primo ministro Cameron si dimette, la sterlina crolla, le borse anche, le prospettive sono ancora ignote. E Trump è contento

Vince la Brexit, e ora?

Ha vinto la Brexit: per il 51,9% degli aventi diritto di voto britannici, il Regno Unito non deve più far parte dell’Unione Europea. La maggior parte dei voti per il “leave” arrivano dai 50enni in su, mentre la fascia tra i 18 e i 49 ha votato per restare, in particolare i più giovani.

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Queste le percentuali di voto e il numero di anni che le categorie di votanti dovranno convinvere con la decisione presa nelle urne ieri sera.

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Questa la mappa del voto. A Londra e nelle grandi città (Liverpool, Manchester, Cardiff, Oxford, Bristol, Leeds) e in Scozia ha vinto il “remain”. Nelle campagne il “leave”.

Durante il suo discorso di questa mattina, il premier britannico David Cameron, conservatore contrario alla Brexit, ha annunciato che si dimetterà e che non potrà essere lui a gestire l’uscita del Regno Unito dall’Europa ma una nuova leadership. Si dimetterà entro ottobre. Intanto Nigel Farage, leader dell’UKIP (il partito populista antieuropeista che ha tappezzato l’Inghilterra di manifesti con code di migranti inneggiando all’invasione nel caso di vittoria del “remain”) ha esultato per la vittoria del “leave”.

Il valore della sterlina rispetto al dollaro, che prima del voto era 1,50$, stamattina è sceso a 1,345$ – il valore più basso da più di 30 anni. L’indice britannico FTSE 250, che raduna l’andamento delle aziende britanniche quotate in borse la 101esima e la 350esima posizione per importanza, è sceso dell’11,4 per cento – il più grave calo nella sua storia. Stamattina la borsa di Milano ha avuto un crollo vertiginoso, alcuni titoli non riuscivano nemmeno ad aprire (Unicredit ha avuto un calo del prezzo teorico a -36%).

Le modalità di uscita dall’Europa sono ancora da capire (a partire da chi sarà il primo ministro che se ne occuperà), e si dovrà capire se l’uscita, come scrivono sul Guardian, prevederà abbandonare il mercato unico e limitare la libertà di movimento delle persone negli altri paesi europei (nonostante il Regno Unito non sia nell’area Schengen i cittadini possono viaggia liberamente con il solo documento di identità all’interno dei paesi membri), oppure se restare in una modalità tipo Norvegia, che non fa parte dell’UE ma fa parte dell’area Schengen e ha sottoscritto degli accordi di libero scambio.

In ogni caso, un po’ di cose potrebbero cambiare per i cittadini britannici: probabilmente per andare in paesi europei dovranno richiedere il visto; dato che le regole che permettevano i voli low cost vengono da accordi comunitari, il prezzo dei voli aumenterò; se continua la caduta della sterlina, il potere d’acquisto dei cittadini diminuirà; per poter lavorare in altri paesi europei ci vorrà un permesso di lavoro.

Intanto i movimenti anti-europeisti degli altri paesi UE (e sono tanti, dalla nostra abbiamo Lega e Movimento 5 Stelle) potrebbe essere ispirati da quello che è successo in UK e chiedere anche loro dei referendum. Ma la verità è che ora, a meno di 24 ore dall’annuncio della vittoria del “Leave”, si brancola ancora nel buio.

E comunque Trump esulta per gli inglesi che si sono “ripresi il loro paese”.

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