Mentre guardavate Sanremo, l'umanità ha lanciato su Marte una cabrio elettrica | Rolling Stone Italia
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Mentre guardavate Sanremo, l’umanità ha lanciato su Marte una cabrio elettrica

E il modulo che trasportava l'auto si chiama Starman e quando è arrivato in orbita è partito Bowie a tutto volume in sala di controllo. Serve aggiungere altro?

Mentre guardavate Sanremo, l’umanità ha lanciato su Marte una cabrio elettrica

Il braccio di fuori. Il tizio seduto al posto di guida della Tesla cabrio rossa diretta verso Marte aveva pure il braccio fuori dal finestrino. Peccato fosse un manichino, piazzato lì da Elon Musk e il suo famoso senso dello humour. Sullo schermo del navigatore, in effetti un po’ inutile nello spazio interplanetario, troneggiava anche un DON’T PANIC scritto a caratteri cubitali.

E così ieri sera, alle 21:45 circa ora italiana, l’umanità ha lanciato nello spazio la prima automobile. Elettrica, eh, perché non vogliamo farci riconoscere subito dagli altri pianeti. Era tutto in diretta streaming su YouTube, solo che la maggior parte delle persone che abitano questo paese stavano guardando Sanremo.

A fare il lavoro sporco di portare in orbita Starman, l’ogiva che conteneva la Tesla Roadster rossa (pare fosse l’auto personale di Elon Musk), sono stati due titanici razzi ausiliari alimentati a ossigeno liquido, che, una volta fuori dall’atmosfera, si sono staccati dal corpo centrale del razzo e sono tornati belli paciarotti a Terra. Esattamente sulla rampa di lancio di Cape Canaveral da dove erano partiti poco prima.

E mentre la gente applaudiva il ritorno dei razzi a casa, qualcun altro si commuoveva per David Bowie sparato a tutto volume nella sala di controllo. Un manichino su un’auto nello spazio: roba da far sembrare Kubrick un dilettante.

SpaceX Falcon Heavy launch

La missione è finora la più ambiziosa mai intrapresa dalla SpaceX. Ovviamente quella dell’auto elettrica e del manichino spaccone sono state solo una trovata per Musk. Essendo sia Tesla che SpaceX aziende di sua proprietà, il magnate della tecnologia ha preso i due proverbiali piccioni per una fava per farsi un po’ di pubblicità. È possibile, anzi molto probabile, che il modulo spaziale non ci si avvicini nemmeno a Marte. Dopo aver raggiunto l’orbita della Terra, la Tesla infatti ha compiuto qualche manovra speciale per conto dell’Air Force—una specie di esperimento della navetta, spinta soltanto dall’inerzia—dopodiché ha riacceso i propulsori in direzione Marte ma l’ha fatto “con troppa” foga.

Risultato? Pare che ora questo scherzetto porterà Starman in un’orbita ben più lontana di quella marziana, bensì nella fascia di asteroidi fra Marte e Giove, e per essere ancora più precisi vicino al pianeta nano di Ceres. In ogni caso, le aspettano diversi mesi di navigazione interplanetaria anche solo per vedere il pianeta rosso da lontano.

Questo errore, sommato al fatto che il razzo centrale del Falcon Heavy non è riuscito a tornare sulla rampa di lancio come i suoi colleghi (si è schiantato nell’Atlantico), potrà far sembrare un fallimento l’operazione. La vera funzione del Falcon Heavy (il nome ufficiale del mostruoso razzo) però, è stata quella di dimostrare la sua brutale potenza, la sua convenienza (un lancio costa circa 90 milioni di dollari, anziché i miliardi delle missioni Apollo e Shuttle) e sicuramente anche l’efficienza.

Era dai tempi delle missioni Saturn degli anni Sessanta che l’uomo non costruiva razzi alti 70 metri capaci di portare in orbita circa 60 tonnellate di materiali. In pratica, è come catapultare nello spazio tutto il palco dell’Ariston con tanto di scenografie, fioriere, maestro e orchestra.

Va da sé che il paragone non è buttato lì a caso. Mentre ieri sera la Hunziker, Baglioni e Favino facevano eleganti battute sul feticismo dei piedi, aziende che lavorano su tecnologie che un giorno permetteranno di trivellare acqua dagli asteroidi come la Planetary Resources o la Deep Space Industries hanno pensato che, forse, quell’Elon Musk lì prima o poi potrebbe tornare comodo.

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