Pac-Man, quel pallino giallo nato da una pizza | Rolling Stone Italia
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Pac-Man, quel pallino giallo nato da una pizza

Intervista al creatore dell'arcade più famoso al mondo su come nasce un successo

Pac-Man, quel pallino giallo nato da una pizza

Teoricamente, i livelli di Pac-Man sono infiniti. Al 256 però succede che il contatore faccia credere alla funzione di essere a un livello minore dell’ottavo (8 bit possono contenere solo 255 cifre binarie). Il contatore della frutta non capisce il bug e tenta di rappresentare 255 frutti sullo schermo, con risultati che potete immaginare. «Non era previsto», racconta Tohru Iwatani ridacchiando, «così come non era previsto che il mio gioco piacesse a così tanta gente. Quando ho sviluppato Pac-Man, ero un programmatore qualsiasi. Tutti i giorni, casa-Namco, Namco-casa. Fine». Era il 1980 e il videogame del pallino giallo che tenta di mangiare altri pallini gialli sfuggendo ai quattro fantasmi usciva sul mercato per piacere alle donne giapponesi. Precisamente, alle appassionate di giochi arcade. «Cinque anni dopo ho colto la portata di ciò che avevo creato. E pensare che era nato tutto da una pizza!». Già, una di quelle anonime sere dopo il tragitto Namco-casa, a Tohru cade lo sguardo sulla cena.

Il creatore di Pac-Man Tohru Iwatani con l'autore dell'intervista

Il creatore di Pac-Man Tohru Iwatani con l’autore dell’intervista

La prima fetta di pizza è stata già mangiata, rimane un cerchio con una rientranza triangolare: una bocca. «Adoro la cucina italiana. È anche merito vostro se esiste Pac-Man». Ma per quanto costituisca il passato di IwataniSan, il videogioco arcade più installato di sempre non ha più nulla a che vedere con il futuro: «Non faccio più il game developer da 8 anni. Il Politecnico di Tokio mi ha offerto una cattedra e ho accettato al volo. Voglio insegnare alle nuove generazioni a guardare al videogioco con innocenza, più arte che mero entertainment. E poi, in università puoi essere più libero e creativo, nessuno pretende da te grandi guadagni mettendoti a disposizione solo budget scarsi». La musica è cambiata e lo si nota dall’entusiasmo con cui ti parla delle sue passioni: «Pac-Man ascolterebbe ciò che ascolto io. Una dose uniforme tra Pink Floyd, Led Zeppelin e Deep Purple».

Questo articolo è pubblicato su Rolling Stone di dicembre.
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