La pioggia di stelle (e non solo) per il Franca Sozzani Award | Rolling Stone Italia
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La pioggia di stelle (e non solo) per il Franca Sozzani Award

Il primo premio dedicato alla scomparsa direttrice di Vogue, tra star internazionali e ricordi affettuosi

Mostra del Cinema di Venezia Franca Sozzani Award Julianne Moore

Julianne Moore alla 74ma Mostra del Cinema di Venezia - Foto di Alberto Terenghi, via IPA

«Eccola, è proprio lei». Francesco Carrozzini, fasciato in un completo audace ed elegantissimo come sarebbe piaciuto alla madre, sorride e commenta così un tuono potente, arrabbiato, che lo interrompe. È parte di una bomba d’acqua che è esplosa sul Lido proprio sul finire del red carpet dedicato al Franca Sozzani Award, anticipato da un vento dispettoso, per poi sfogarsi durante la cerimonia. Legge suo figlio – e regista del film a lei dedicato – la presentazione affettuosa e attenta di questo riconoscimento, il suo senso profondo, legato alla personalità forte e brillante della madre. È perfetto, ma quella battuta improvvisamente dipinge meglio di qualsiasi altra cosa Franca Sozzani, che aveva aperto la serata sullo schermo della Sala Giardino, con alcune immagini tratte dal bel documentario che passò l’anno scorso a Venezia e fu applaudito, sì, persino da lei, esigentissima.

L’hanno pensato tutti che quel tuono fosse lei, che si fingeva arrabbiata forse per i troppi elogi e i ricordi ma che in verità sorrideva borbottando.

In sala sono in tanti a volerla onorare: vestiti raffinatissimi delle case più importanti a incorniciare uomini e donne bellissime come Jasmine Trinca e Vittoria Puccini, Valentina Lodovini ed Eva Riccobono, tra le più applaudite, così come Valeria Bilello, Alessandra Mastronardi, Nicoletta Romanoff, Anita Caprioli, Emma Marrone, Matilde Gioli, Greta Scarano, Afef e Alessandro Borghi con la sua Roberta Pitrone e poi ancora Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi. Non era un red carpet ma una sorta di appello a cui hanno risposto in tanti anche nel mondo economico come i fratelli Della Valle e Tronchetti Provera, Lapo Elkann, di cinema e tv come Pietro Valsecchi, ovviamente della moda come Gaia Trussardi, Donatella Versace, Alberta Ferretti, Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi, Pierpaolo Piccioli, Remo Ruffini e tante, tantissime modelle. Hanno disertato la Sala Grande e il tappeto rosso principale, calcato oggi dai Leoni d’Oro Robert Redford e Jane Fonda, per essere lì per lei. Lo vedevi dalle facce: non era un’occasione mondana, con facce annoiate o pose da diva. No, gli occhi erano attenti e per alcuni velati da malinconia, la postura del corpo era di chi sentiva la serata dentro.

Non era un red carpet, ma una sorta di appello a cui hanno risposto in tanti

Se n’è andata, Franca, signora della moda, poco prima dello scorso Natale e in pieno stile Sozzani, si è voluto metter su un premio come questo: a lei lacrime e ricordi sdolcinati non sarebbero piaciuti, mentre Colin Firth che con la sua ironia e il suo savoir faire – «la prima volta che l’ho incontrata voleva baciarmi, la seconda uccidermi» – presenta Julianne Moore, in uno splendido abito di Valentino (come quello di Vittoria Puccini, perfetto: Valentino in questa serata sembra aver vinto la sfida degli abiti) a cui va il trofeo. E l’attrice, straordinaria, stavolta non va a braccio. Non ce la fa, perché, dice, «è troppo importante, per dimenticarmi qualcosa». A lei il comitato scientifico del premio l’ha scelta perché «con la stessa forza e determinazione di Franca, è capace di unire l’eccellenza nel campo artistico a un forte impegno civile e sociale».

Lui, il collega, l’ha onorata dicendo che «Julianne Moore ricorda Franca nel suo essere senza paura nella professione, per la sua onestà, nel dare tutta se stessa, nel riuscire sempre a sorprendere. Questo premio onora un’amica e rende omaggio al ricordo di un’altra». Sì, perché è oggi che si capisce quanto la direttrice di Vogue Italia non fosse temuta o blandita per il suo ruolo, ma amata per ciò che era. Ora che il potere del suo talento non cambia le vite e le carriere, sono tutti qui ad acclamarne l’eredità e l’esempio. A dirle “mi manchi”, con un applauso.

Dura tutto poco. Anzi no, il giusto, con quel senso della misura che è puro stile Sozzani. E a quel punto si capisce che sì, quel tuono era lei. Perché piove, quando tutti dovrebbero uscire. E allora si alzano, cominciano a parlarsi, diventa qualcosa di intimo e pubblico, solenne e amichevole. Il ricordo diventa collettivo, ma a bassa voce. Gli abbracci, i saluti, perdono l’ufficialità da red carpet, le movenze da flash, per diventare qualcos’altro. E la pioggia se ne va solo quando il sorriso è sul volto di tutti. Magari pieno di nostalgia, ma c’è. Come sul viso di Carla Sozzani, sodale prima ancora che sorella, discreta e capace con pochi gesti di far capire tanto, tutto.
Ci rivediamo il 25 settembre, in sala. Già, perché il documentario Franca: Chaos and Creation uscirà come evento in molti cinema, per tre giorni.

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