Giovanni Veronesi: «Sui film da candidare agli Oscar dobbiamo essere meno fifoni» | Rolling Stone Italia
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Giovanni Veronesi: «Sui film da candidare agli Oscar dobbiamo essere meno fifoni»

Abbiamo incontrato il regista e sceneggiatore sul set del nuovo spot di Banca Mediolanum e abbiamo colto l’occasione per parlare con lui dell’esclusione dell’Italia dalla shortlist per la migliore pellicola straniera

Giovanni Veronesi: «Sui film da candidare agli Oscar dobbiamo essere meno fifoni»

Basta racconti generazionali, dopo il suo ultimo lungometraggio Non è un paese per giovani, nato dall’omonimo programma in radio, Giovanni Veronesi ha deciso di cambiare rotta: «Sto scrivendo un nuovo film, non posso dire nulla, ma ho deciso di andare dietro alla mia fantasia, alla fantasia dei ragazzini che vedono il cinema come svago, puro divertimento. Da qui alla fine della mia carriera voglio fare solo storie basate su quello. Non voglio più inquadrare un condominio romano con un motorino che esce, non ce la faccio più».

E a proposito di cinema italiano, abbiamo colto l’occasione per parlare con Veronesi dell’esclusione dalla shortlist per il miglior film in lingua straniera di A Ciambra, la pellicola di Jonas Carpignano incentrata sulla comunità rom di Gioia Tauro che l’Italia aveva scelto per rappresentarla all’Academy Award: «Era dura che A Ciambra potesse farcela. Jonas è forte eh, però credo che possa essere comunque contento. Agli Oscar ci saremo, speriamo: Guadagnino e Virzì con Hellen Mirren sono candidati ai Golden Globes, che spesso sono una specie di anteprima degli Academy. Credo che l’Italia ci sarà».

L’anno scorso anche Fuocoammare era stato escluso dalla cinquina ma era entrato in quella dei miglior documentari e ci fu una polemica. C’era chi sosteneva che bisognasse indicare Indivisibili di Edoardo De Angelis per la corsa: «Io credo che quello di Gianfranco Rosi fosse un film perché aveva proprio la stazza del film, perché l’emozione che portava era un’emozione vera, c’era anche la fiction dentro con il ragazzino. Penso che la polemica fosse abbastanza sterile».

C’era un titolo tra i 14 italiani in lizza che ti sembrava più adatto per rappresentare il nostro Paese quest’anno? «La stoffa dei sogni ad esempio è molto bello, leggero e delicato, però non c’è stato il coraggio di mandarlo all’Oscar perché sembra un film piccolo, che non ha pretese. E invece mette insieme Shakespeare, una delle isole più belle del Mediterraneo, l’Italia del passato. C’erano tante componenti che potevano piacere all’estero, ma siamo fifoni e si va sempre su prodotti che secondo noi potrebbero andare bene fuori. Quello era un film che poteva onorare un regista straordinario come Cabiddu e degli attori bravissimi: Rubini è eccezionale, Fantastichini… però in Italia siamo sempre paurosi, timorosi. Non ci cagano uguale, quindi tanto vale essere non cagati con delle cose un pochino più coraggiose».

Facciamo un in bocca al lupo a Guadagnino e Virzì? «Porca miseria, certo che sì! Un in bocca al lupo enorme ad entrambi. Speriamo di essere presenti agli Oscar e di strappare quelle statuette maledette agli Americani. Basta, ormai hanno rotto».