Andy Serkis, l'attore dietro Gollum debutta alla regia | Rolling Stone Italia
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Andy Serkis, da Gollum alla regia per sorprendere tutti

'Ogni tuo respiro', in sala dal 16 novembre, è un heist-movie romantico e commovente, il primo film del re della performance capture

Andy Serkis, da Gollum alla regia per sorprendere tutti

Dopo quasi 30 anni di carriera, di cui oltre 16 trascorsi a sviluppare la tecnica della performance capture per dare vita a creature mitiche (Gollum, King Kong e la scimmia Cesare vi dicono niente?), l’inglese Andy Serkis debutta dietro la macchina da presa con il commovente Ogni tuo respiro, in sala dal 16 novembre. Anche se, sottolinea lui, questo è in realtà il suo secondo progetto da regista: «In passato avevo diretto la seconda unità sul set de Lo Hobbit, filmando battaglie e sequenze aeree, ma il mio primo film in assoluto è Il Libro della Giungla (che uscirà ad ottobre 2018 e che è stato realizzato con la performance capture, ndr). Visto che in quel caso il processo di post-produzione è stato piuttosto lungo e intenso, durante una pausa di due mesi siamo riusciti a raccogliere il budget necessario e ne abbiamo approfittato per girare Ogni tuo respiro » ci spiega il 53enne Serkis in un hotel di Londra, all’indomani della première europea.

Il film è basato sulla storia vera di Robin Cavendish (il candidato all’Oscar Andrew Garfield), un avvocato inglese che negli anni ’50 contrasse la poliomielite durante un viaggio in Kenya. A 28 anni, bloccato a letto e paralizzato dal collo in giù, Robin era in grado di respirare solo grazie ad una macchina. Nonostante ciò sua moglie Diana (la Claire Foy di The Crown), dalla quale aveva appena avuto un figlio, riuscì a portarlo fuori dalle mura dell’ospedale e restò al suo fianco per quasi quarant’anni.

Com’è stato, per una volta, non dipendere dagli effetti speciali?
Una passeggiata (ride). Con la performance capture indossiamo una tuta e dei sensori che servono a trasferire i nostri movimenti e le nostre espressioni ad un personaggio creato al computer. Questa era la prima volta che lavoravo senza dover aspettare mesi per vedere il risultato finale, perciò è stata una soddisfazione diversa. Credo che il pubblico sia rimasto sorpreso dal fatto che abbia scelto questa storia per il mio debutto. Meglio così: non voglio nessuna etichetta.

Ci racconta le origini del film?
Quando io e il mio socio Jonathan Cavendish abbiamo creato The Imaginarium (la società di produzione specializzata in performance capture, ndr), eravamo in cerca di sceneggiature. Lui voleva portare sullo schermo, in particolare, la straordinaria storia d’amore dei suoi genitori. Lessi il copione in una notte e ne rimasi profondamente colpito, anche per ragioni personali.

Quali?
Mio padre era un medico iracheno che insieme a due colleghi ha costruito un ospedale a Baghdad, mentre mia madre ha sempre insegnato a ragazzi disabili. Inoltre a mia sorella è stata diagnosticata la sclerosi multipla 20 anni fa: proprio lei è fonte di grande ispirazione, perché ha imparato a conviverci senza perdere il senso dell’umorismo. Prima della malattia era un’artista, mentre oggi si occupa dell’amministrazione di un teatro. Ogni tuo respiro è il mio modo per celebrare anche il suo approccio alla vita.

Ha detto che fare questo film è stato come girare un heist movie, di quelli incentrati su un colpo grosso. Perché?
Dopo essere tornati dall’Africa, Diana chiede al marito: “Cosa posso fare per renderti la vita più semplice?” e lui le risponde: “Fammi uscire da quest’ospedale”. Erano gli anni ’50 e quell’idea sembrava impossibile, un po’ come chiedere di essere portato sulla luna o di scalare l’Everest. E invece ce l’hanno fatta. Il colpo grosso inizia con la fuga dall’ospedale e prosegue con la loro vita, piena di gioia: in mezzo a feste e ad amici che li hanno sempre sostenuti, nonostante le difficoltà. Mi ha fatto pensare al funambolo Philippe Petit e al gruppo di persone che lo aiutarono a salire sulle Torri Gemelle e a collegarle con un cavo d’acciaio.

Questa storia ha influito sul suo modo di vedere la vita?
Decisamente. Viviamo in tempi disastrosi, in cui la gente supera momenti difficili ogni giorno, riuscendo a sopravvivere in condizioni estreme e avverse. Il mio film è un tributo a tutti coloro che riescono a sorridere in faccia alle avversità. La vita è breve e preziosa e abbiamo il diritto di viverla intensamente, fino in fondo. Robin era un uomo resiliente, che non si è mai arreso.

Lei pensa di esserlo?
Credo di sì. In fondo è una necessità se decidi di fare questo mestiere: ti esponi costantemente e devi essere in grado di prendere pugni in faccia e critiche senza lasciarti scalfire, continuando a lavorare con un atteggiamento positivo.

Cosa le offre la regia rispetto alla recitazione?
Amo scomparire all’interno di un personaggio e raccontare una storia dal suo punto di vista, ma anche lavorare dietro le quinte e dare forma a quella storia. Non potrei mai scegliere, perché sono entrambi processi che soddisfano i miei bisogni artistici.

Il prossimo anno uscirà Il libro della giungla. Cosa può anticiparci?
Sarà un adattamento dark e molto vicino ai toni del libro di Rudyard Kipling. Ci concentriamo sull’identità di Mowgli e sul suo sentirsi intrappolato sia nel mondo degli uomini che in quello degli animali, nel tentativo di trovare la propria strada. Il film esplora la storia di un bambino cresciuto dagli animali, con un’infanzia idilliaca, che capisce che forse le leggi della giungla non fanno più al caso suo.

Gli animali saranno interpretati da attori straordinari
Esatto, il cast è pazzesco. Christian Bale sarà la pantera Bagheera, Cate Blanchett sarà il serpente Kaa e Benedict Cumberbatch sarà la tigre Shere Khan. Abbiamo girato in Sudafrica, la nostra non è una giungla fatta in CG.

Lo scorso anno la versione di Jon Favreau per Disney è stata un successo internazionale. Questo la preoccupa?
No, per niente. Penso che la mia sia una pellicola molto diversa. È inevitabile che le grandi storie e i grandi personaggi tornino più volte a farci visita, perché fanno parte della nostra cultura. Prendiamo Amleto, o i classici di Dickens. La gente è abituata a nuovi adattamenti e interpretazioni delle storie che ha amato. E poi, se nessuno ha avuto problemi a vedere un supereroe come Spider-Man interpretato da tre attori diversi negli ultimi dieci anni, dubito che avranno problemi con un altro Libro della giungla.

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