Intervista a Rhys Ifans: «Quanto siete disposti a pagarmi?» | Rolling Stone Italia
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Rhys Ifans: «Quanto siete disposti a pagarmi?»

C'è chi lo ama dai tempi del video con gli Oasis o per i suoi personaggi per ‘Notting Hill’ o ’I Love Radio Rock’: noi lo abbiamo incontrato per parlare del suo nuovo ruolo per la serie ‘Berlin Station’

Rhys Ifans in Berlin Station

Rhys Ifans in Berlin Station

Stasera (19 Maggio) andrà in onda in anteprima esclusiva per l’Italia su TIMVISION, Berlin Station, la serie tv spy thriller con Richard Armitage (trilogia de Lo Hobbit, Hannibal) e Rhys Ifans (Spike in Notting Hill, The Amazing Spiderman, I love radio rock, Mr. Nobody). Ideatore della serie è Olen Steinhauer (The Tourist), supportato da Bradford Winters (ammirato nella serie tv secondo me medesimo, La Bestia, la migliore degli ultimi 4 anni, The Americans), ed aiutati da diversi registi dal cv nobile primo fra tutti John Coles (Homeland, 22.11.63 e House of Cards), e sorpresa per noi italiani, di Giuseppe Capotondi (La Doppia Ora) che ha diretto due dei dieci episodi.

Prima di tutto 2 parole per raccontarvi la trama: Daniel Miller (Richard Armitage) è un analista coi controcazzi della CIA appena trasferito presso la stazione operativa di Berlino con lo scopo di dedicarsi ad una missione segreta undercover. Il suo compito? Risalire ad un misterioso personaggio di nome Thomas Shaw, fonte principale di una fuga di informazioni riservate, della CIA – à la Julian Assange per intenderci. Quest’ultimo leak, provoca l’espulsione di uno degli agenti statunitensi dalla capitale tedesca e l’inizio di una corsa contro il tempo: il primo paese che riuscirà ad identificare e catturare Thomas Shaw, infatti, potrà avere accesso a tutti i segreti della CIA.

Ed eccoci all’altro personaggio, field agent Hector DeJean, interpretato da Rhys Ifans, per me di gran lunga più significativo, bastardo, classica spia dalla pelle e cuore duro come una roccia, anche se, ovviamente il più bravo, simpatico e valido di tutta la CIA: classico, cinico, spietato, da tempo bruciato (ne ha le palle piene) dalle esperienze e allo stesso tempo il prototipo dell’agente rogue-furfante-pronto-a-cambiare-sistemi-e-bandiera se e qualora il caso lo richieda.

Berlin Station è uno spy thriller drama attuale, che sottolinea come crimini informatici e cyberspionaggio siano temi attuali (la figura di Thomas Shaw richiama le vicende di Edward Snowden dello scandalo del 2013). Curiosità musicale: lo stesso messaggio proclamato dai due attivisti viene emblematicamente ripreso dalla voce di David Bowie in I’m afraid of Americans, la colonna sonora che apre i dieci episodi. Insieme ad Armitage e Ifans, completano un cast eccellente miti come Richard Jenkins (nomina Oscar per The Visitor, Emmy per Olive Kitteridge, Six feet under), provato attori come Michelle Forbes (adorata in The Killing, True Blood), Leland Orsen (prete maledetto-grillo parlante di Ray Donovan) e Tamlyn Tomita (Teen Wolf).

Ci hanno chiesto chi volessimo intervistare, e nonostante Armitage sia l’altro attore protagonista, ho scelto senza alcuna riserva Rhys Ifans. Se lo conoscete l’avete visto mille volte, e se l’avete visto, sapete benissimo quali sono i segni caratteristici di Rhys Ifans, attore dal nome maledettamente difficile da pronunciare, ma dall’ottimo pedigree, costellato da una carriera che copre senza alcun problema, dramma e commedia, il tutto sottolineato da un sorriso ironico come pochi, da un ciuffo di capelli biondi paglia del cazzo (che se li avessi io sarei contentissimo) e da un accento dei più strani. Ed è così che lo incontro.

Rhys, prima di tutto, un omaggio al tuo lavoro… tralasciando quel capolavoro di humor inglese che è Notting Hill e il tremendo Dr. Connors alias Lizard, ti ho seguito in un’altra serie tv che j’adore moltissimo e della quale non perdo un’episodio: Elementary, dove interpreti Mycroft Holmes, il fratello di Sherlock, interpretato da Johnny Lee Miller di cara memoria Trainspotting. Impegnatissimo, tv film e teatro, non sei stanco di fare un’altra serie televisiva? Oppure il ruolo, la parte era troppo importante per farsela scappare?
Si, un ruolo bellissimo, sopratutto se si considera il viaggio “creativo-recitativo” che Hector deve ricorrere come agente, sopratutto quando le cose vanno male e se la deve cavare per i fatti suoi. Nel corso della stagione, ogni volta che penso di aver ricavato tutto quello c’è da ricavare… Hector mi sorprende di nuovo.

Fai la parte di un americano? Scelta ponderata?
No, anche se mi diverto coi gli accenti. Stavo solo cerando un buon progetto, una buona storia, dei personaggi interessanti, e questo… era tutto americano. Ho mai menzionato il fatto che paga bene? Dopotutto, sono un attore, e per un attore, il lavoro pagato viene prima di ogni cosa. Lo diceva sempre anche Richard Burton. First you get pay, then you play.

Nessuna opinione della CIA? Cosa mi dici della MI6? Temi attuali…
Beh, la CIA per dirla maniera delicata, senza che mi si cerchi e mi si ammazzi (ride) ha definitamente una storia alquanto turbolenta, ma non ditemi che la MI6 sia da meno, oppure che il KGB sia migliore. Qualsiasi servizio segreto, di qualsiasi paese, secondo me ha peccati e peccatori da scontare. Secondo me sono delle entità oscure ma necessarie di ogni società contemporanea, che rispondono alle solite domande: chi sono i buoni e i cattivi; su quali basi morali bisogna operare per il bene di una nazione; c’è, a livello politico urbano e nazionale, una linea sottile fra verità e menzogne.

Hector a volte sembra a disagio e pieno di rimorso per quello che fa
Si, lo è. Non solo ha un passato ambiguo, passato che non posso rivelarvi adesso, ma tutto è ricollegabile a quello che dicevo prima, al dualismo di ogni cosa: Hector, anni fa era una buona persona, bravissimo e ‘pulitissimo’ agente della CIA, così come un bastardo spietato. Era diventato un agente perché credeva che la CIA fosse dalla parte del giusti. Era inizialmente parte della Peace Corp dislocata in Serbia, dove centinaia di migliaia di mussulmani venivano seviziati, abusati, torturati e poi uccisi. Credeva che unendosi alla CIA avrebbe in qualche modo fatto la differenza.

Hector è apertamente gay oppure fa finta a seconda della circostanza?
Hector è omosessuale quando si tratta di faccenda che hanno a che fare con la sicurezza nazionale. (ride)

Credi che ci sia una tematica simile fra Berlin Station e Snowden?
Certamente bloody hell! Sono inequivocabilmente collegate. Ne parliamo anche nel programma… non posso dirvi altro.

Cos’altro vuoi far sapere a chi deciderà di seguirvi?
Scoprirete che temi, soggetti, comportamenti dei personaggi fanno parte dell’esplorazione vera, reale, di quello che si prova come esseri umani all’interno di una corporazione/ufficio/redazione del tutto disumana. E che andremo in onda ogni venerdì. (ride e ci fa il segno dei $$ prima di alzarsi d andarsene).